Perché si invecchia? Una domanda che oggi possiamo ritenere abbastanza banale a dir la verità, ma che per anni ha diviso il mondo scientifico dando origine a due importanti correnti di pensiero, divise da una sottile linea di credenze quasi filosofiche. Secondo un’affascinante teoria infatti, la senescenza sarebbe la diretta conseguenza di un rigido programma genetico che, dopo un certo numero di anni, prevedrebbe il decadimento organico dell’individuo fino a portarlo alla morte. La natura così facendo non si preoccupa del singolo individuo, bensì della sopravvivenza della specie: lo porta fino alla maturità sessuale per poi abbandonarlo al suo destino. Un po’ come fanno gli scienziati quando lanciano nello spazio un satellite per scattare delle foto: esaurita la sua missione, si disinteressano di esso.
Meno “romantica” ma avvalorata da decine di ricerche scientifiche è la teoria secondo la quale l’invecchiamento biologico sia causato dalle lesioni che il tempo lascia nelle cellule e nei tessuti del nostro corpo, dipendendo quindi sia dalla velocità con cui si producono i danni che dal funzionamento dei meccanismi che li riparano.
Radicali liberi. Tutte le cellule sono esposte a stress ossidativo: circa l’1-2% dell’ossigeno che consumiamo non genera energia pulita, producendo invece radicali liberi che aggrediscono le molecole delle nostre cellule, danneggiandole. Un radicale libero è un atomo che presenta un elettrone spaiato: questa configurazione lo rende altamente instabile e particolarmente reattivo. I radicali liberi reagiscono facilmente con una qualsiasi molecola si trovi in loro prossimità (carboidrati, lipidi, proteine, acidi nucleici), danneggiandola e spesso compromettendone la funzione.
Si può calcolare che, in media, ogni nostra cellula generi quasi 100 milioni di radicali liberi ogni giorno (200-300 ROS al secondo). Tutti gli organismi viventi hanno sviluppato efficaci difese antiossidanti, ma alcuni radicali riescono a sfuggire a queste difese e giungono a danneggiare proteine, lipidi e acidi nucleici. I danni possono essere eliminati dai meccanismi cellulari di riparazione, che degradano le molecole alterate sostituendole con molecole perfette, di nuova sintesi. Tuttavia, neppure questi meccanismi sono efficaci al 100%.
Ogni giorno quindi, si aggiunge in ogni nostra cellula un nuovo danno non riparato del DNA, cioè una mutazione stabile: se sono colpiti geni che controllano la proliferazione cellulare potrà svilupparsi un tumore; se invece sono colpiti geni importanti per la vita delle cellule, la cellula potrà morire e, con la sua scomparsa, contribuirà a ridurre la funzione dell’organo, quindi all’invecchiamento.
Fattori di incremento dei radicali liberi. Esistono almeno 6 fattori accertati a cui siamo quotidianamente esposti che contribuiscono all’incremento della produzione dei radicali liberi: gli agenti inquinanti dell’aria (le polveri sottili, i gas di scarico, i vapori tossici), il fumo di sigarette (contiene più di 4000 agenti ossidanti), i raggi ultravioletti, le bevande alcoliche (se abusate), lo stress (ostacola la corretta digestione e assimilazione degli alimenti) e la sedentarietà (diminuisce le difese endogene contro i radicali liberi).
Fattori di controllo dei radicali liberi. Fortunatamente, esistono anche dei rimedi per contenere gli effetti dannosi dei radicali: alimentazione e attività fisica.
Avete mai sentito parlare dei famosi polifenoli, contenuti in frutta e verdura? Non sono altro che degli agenti antiossidanti che riportano l’equilibrio chimico nei radicali liberi grazie alla possibilità di fornire loro gli elettroni di cui sono privi. L’organismo umano si difende in maniera naturale dai radicali liberi producendo degli antiossidanti endogeni: superata una certa soglia però, è necessario un apporto esterno di antiossidanti. I principali sono appunto i polifenoli, i bio-flavonoidi (pigmenti vegetali che conferiscono a frutta e verdura colori vivaci), le vitamine C ed E, i minerali come zinco, selenio e rame. Per garantire un sufficiente apporto giornaliero di antiossidanti e dal momento che ciascun antiossidante ha un campo di azione limitato ad uno o due specifici radicali liberi, solo un’alimentazione completa ed equilibrata può garantire un’efficace azione antiossidante: gli esperti consigliano infatti un consumo giornaliero di almeno 5-6 etti di frutta e verdura fresche e di stagione (due etti di frutta e tre di verdura).
Attività fisica.
Durante un esercizio fisico il consumo di ossigeno può aumentare fino a 20 volte rispetto alla condizione di riposo e nei muscoli in attività tale incremento può essere addirittura 100 volte superiore. Tuttavia, la quantità di radicali liberi prodotti durante uno sforzo è direttamente proporzionale alla durata e all'intensità dell'esercizio ed inversamente proporzionale al grado di allenamento di chi lo pratica. Cosa significa? Significa che il condizionamento fisico migliora la capacità antiossidante dell'organismo e consente alle persone allenate di contrastare con maggiore efficienza i radicali liberi prodotti durante l’attività fisica.
Nel soggetto non allenato sottoposto ad un intenso sforzo fisico l'eccessiva produzione di agenti ossidanti causa un danno diretto alla cellula muscolare e contribuisce alla comparsa del classico indolenzimento muscolare post-allenamento.
Tuttavia la pratica sportiva regolare induce un aumento delle difese endogene contro i radicali liberi: ciò spiega anche come mai gli sportivi appaiano generalmente più giovani ed in forma rispetto ai coetanei sedentari.
Studi condotti su soggetti in buone condizioni di salute hanno dimostrato che dopo esercizio fisico moderato i valori dei radicali liberi tendono ad aumentare significativamente (rispetto a quelli osservati in condizioni di riposo); ciononostante, i soggetti correttamente allenati presentano livelli sierici di radicali liberi mediamente più bassi di quelli rilevati nei soggetti non allenati.
Può comunque succedere che, per lo scarso grado di preparazione fisica o per l'eccessiva intensità e frequenza di allenamento, la produzione di radicali liberi finisca col superare le capacità di difesa dell'organismo, dando così origine al “paradosso dello sport”: infatti, a seconda di come viene svolta, essa può essere sia potente arma preventiva che causa di patologia. Per questo motivo è bene ricordare che una corretta attività sportiva non deve essere né troppo blanda ma nemmeno troppo intensa. L’attività fisica alla corretta intensità migliora la qualità della vita e contribuisce a ridurre la morbilità e la mortalità per cardiopatie, malattie metaboliche e numerose malattie cronico-degenerative.
“Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, ne' in eccesso ne' in difetto, avremmo trovato la strada per la salute." (Ippocrate, 460-377 a.C)”
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