Almeno un paio di volte a settimana, se non ho impegni lavorativi, esco a correre per qualche chilometro sui sentieri intorno al mio quartiere, con un ritmo piuttosto blando – certo, se ho avuto una pessima giornata le cose cambiano, dovrò pur sfogarmi no? – e poi mi lancio nell’esecuzione di esercizi che in televisione mi sembrano molto scenografici, ma che in realtà spero abbiano più impatto sull’attenzione della signorina col cane accanto a me che non sul mio aspetto estetico… Nella mia testa probabilmente mi sto allenando: ma nella realtà, è davvero così?
MOVIMENTO VS ALLENAMENTO
Premettiamo subito una cosa: qualsiasi forma di movimento, a patto che non sia pericolosa o completamente insensata, sarà sempre migliore della totale sedentarietà. Ma cosa differenzia il comune movimento dal vero allenamento?
Prima di tutto lo scopo di quello che stiamo facendo: possiamo muoverci per necessità (spostamenti casa-lavoro), per divertimento (la partita di calcetto con gli amici), per svago (jogging lungo il fiume) o per obbligo (il dottore mi ha detto che devo perdere peso…). Quando ci alleniamo invece, lo facciamo con uno scopo ben preciso: migliorare una performance sportiva, una condizione estetica o una situazione di salute.
In secondo luogo, l’allenamento si differenzia dal movimento per la sua organizzazione: possiamo definirlo infatti come una “pratica organizzata il cui scopo è indurre adattamenti biologici tali da permettere un miglioramento delle qualità specifiche”. I concetti di preparazione, pianificazione e organizzazione diventano indissolubili da quello di allenamento.
AGGIUSTAMENTI E ADATTAMENTI
Qualsiasi organismo di fronte ad un’attività fisica reagisce in due modi: aggiustando e adattando. Gli aggiustamenti sono le reazioni fisiologiche contemporanee ad un esercizio fisico intenso: aumenta la frequenza cardiaca, la vasodilatazione, il numero degli atti respiratori, la temperatura e via discorrendo.
Gli adattamenti invece sono cambiamenti duraturi determinati dall’adattamento degli organi e sistemi rispetto alle loro nuove condizioni o richieste di funzionamento.
La considerazione che ne consegue è piuttosto logica quanto spontanea: solo quando gli stimoli di allenamento sono correttamente applicati, possono determinare un aumento prestativo importante e duraturo degli organi e dei sistemi.
ROMPERE L’EQUILIBRIO
Abbiamo dunque chiarito che l’allenamento si differenzia dal movimento in quanto processo d’azione complesso che si pone lo scopo di influire, in modo pianificato e specifico, sul livello di prestazione e sulla capacità di realizzarla nel migliore dei modi possibili.
Resta da capire come mai talvolta si debba fare così tanta fatica e attenzione per aumentare il livello prestativo; la risposta va cercata in una parolina di origine greca: omeostasi. Tecnicamente l’omeostasi rappresenta la tendenza naturale al raggiungimento di una relativa stabilità delle proprietà chimico-fisiche interne che accomuna tutti gli organismi viventi. Tradotto: il nostro corpo predilige le situazioni di equilibrio, semplicemente perché consentono di risparmiare energia (pensate al vostro cellulare in modalità aereo).
L’ allenamento assume quindi un significato ancora più esteso: solo gli stimoli con intensità, quantità e durata adeguata potranno rompere lo stato di equilibrio e portare l’organismo ad un livello prestativo più elevato. I processi di affaticamento e deterioramento indotti dall'esercizio fisico vengono compensati da una serie di reazioni atte ad incrementare i processi rigenerativi, attraverso i quali l'organismo cerca di ristabilire l'equilibrio.
IN CONCLUSIONE…
Si, andare al parco a correre sicuramente mi farà sentire meglio e si, per ambire a qualsiasi miglioramento dovrò preventivare della fatica, ma nel caso vogliate davvero incrementare le vostre performance, imparate ad allenarvi con criterio e non solo a muovervi.
E in caso di dubbi, affidatevi sempre alle mani di un esperto.

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